Non riesco proprio a tollerare le violenze linguistiche figlie della prepotenza e dell’arroganza, finalizzate ad infilare a tutti i costi il caos gender nella quotidianità, cosa invero assai difficile perché poi ci devi convivere, con quei pasticci. Come indossare scarpe due numeri più strette. La parola “ministro” non ha il femminile, come, ad esempio “tigre” non ha il maschile. “ministra” NON ESISTE. Non definiamo “tigro” il maschio della tigre, né “automobilo” un’auto che appartiene ad un uomo, né “scarpo” né “penno” etc etc etc. Chi è a capo di un ministero è un ministro e basta, così è.
Che sia uomo, donna o altro sono affari suoi, resta un ministro perché questa è la lingua italiana. Si potrà definire ministro donna, ministro x o ministro y, ma è e resterà sempre un ministro. Il sostantivo, in questo caso, è legato al ruolo, non al sesso di chi lo ricopre. Ma cos’è ‘sta zozzeria? Se poi ognuno si alza e storpia a suo piacimento la lingua, in due mesi non ci capiamo più, anche se mi sa che siamo già sulla buona strada.
Avanti, mia capitana, anche la sindaca e l’assessora sono con te. Parola di presidenta!